IL PROGETTO

I-DEA UMANIZZIAMO ATHENA – Per una nuova direzione, nasce nel quotidiano, nel mondo del lavoro, nelle ore dedicate a esso, dove di fatto trascorriamo gran parte delle nostre vite. In questo trascorrere del tempo entriamo quotidianamente in contatto con altri professionisti e, talvolta, si creano dei legami speciali che vanno oltre il rapporto di lavoro.Ognuno di noi, uomini o donne, ha una storia, passioni e conoscenze.
La domanda è: “Perché non creare una rete di relazioni privilegiando l’aspetto umano, educativo, collaborativo e sanitario in cui la donna è un valore aggiunto? Un luogo in cui coordinare questo potenziale umano?”

La risposta che ne è nata è : I-DEA , Umanizziamo Athena. Il gruppo I-DEA , Umanizziamo Athena è assimilabile a un ente noprofit, infatti chi opera nel progetto si impegna in modo gratuito e in prima persona – anche nell’attività di comunicazione – a raccogliere dati, esperienze, testimonianze e portare il proprio bagaglio professionale e umano a favore del progetto. Umanizzare Athena è anche rieducare Athena e il mondo, non solo professionale, che la circonda. Una finalità socialmente utile e rilevante dove si rimette l’essere umano – uomo o donna – al centro.

I PERCHÉ DEL PROGETTO

Era il 24 marzo del 1947, più di 71 anni fa, quando l’Assemblea costituente approvava l’articolo 3 della Costituzione, che proclamava l’uguaglianza di fronte alla legge senza distinzione di sesso. Questa doveva essere solo la prima tappa di un lungo e faticoso cammino per l’affermazione della parità di genere. Un percorso, tuttavia, ancora lontano dall’essere completato se si guardano le statistiche pubblicate nel rapporto annuale del World economic forum (Wef) sulla situazione femminile nel mondo, e che mostrano come il nostro Paese si collochi solo al 82esimo posto su 144 Paesi presi in esame, con un continuo peggioramento di posizioni nel corso degli anni.

Snodo cruciale, naturalmente, l’evoluzione della condizione della donna sui luoghi di lavoro, la qualità dello stesso, la cura e la sua formazione professionale. Il nostro progetto prevede un gruppo di studio e la divulgazione di informazioni sul potenziamento del ruolo della donna nell’azienda come conciliatore nel lavoro in team. L’I-Dea è creare una serie di eventi multidisciplinari prendendo come riferimento modelli archetipi per proporre un femminile umanizzato ed efficiente. L’ approccio funzionale che intendiamo sviluppare si integra con discipline convenzionali dando vita a un femminile “integrato” e non caratterizzato dal gender gap. Maschile e femminile non più antagonisti ma complementari per ridisegnare un nuovo sistema di relazione.

UMANIZZIAMO ATHENA

Athena è la dea nata dalla testa di Zeus, una donna cerebrale: “tutta testa“, intellettuale. Questo tipo di donna potrebbe inseguire ragionamenti complessi e intricati fino all’esasperazione, è il tipico esempio della donna che non è governata dal cuore, ma dalla ragione. È estremamente intelligente.

Punti di forza: obiettività, imparzialità, giustizia, estrema capacità.
Punti di debolezza: vivendo sempre nella testa, questo tipo di donna tende a sviluppare un rapporto difficile con il proprio corpo e a crescere troppo velocemente, dimenticando di essere bambina. Orgoglio, freddezza, eccessiva razionalità. Umanizzare Athena significa far recuperare alla donna il lato femminile e materno, non inteso come “madre di famiglia” ma come donna empatica. (empatìa: in psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona).

La donna, a qualunque età e qualunque livello professionale è una risorsa, così deve percepire se stessa ed essere percepita per cambiare i rapporti in ambito lavorativo e ottenere vantaggio anche per se stessa. Non scimmiottare l’uomo camuffandosi da maschio alpha, studiando e lavorando per ciò che è: una donna. Intelligente, capace, organizzata, empatica. Dati gli strumenti di conoscenza, date le condizioni di vita e lavoro, è possibile – in maniera forse ambiziosa ma non utopistica – creare una società in cui sia eliminato il gender gap, considerando il “gap” non come distanza ma come plus.